GammaPod™, presente e futuro della radioterapia stereotassica del tumore della mammella

Udine, 4 Marzo – l’ASUFC presenta GammaPod™ alla comunità scientifica italiana. L’evento è stato anche l’occasione per confrontarsi sul prossimo futuro del trattamento radioterapico della mammella, a partire da ricerca e innovazione tecnologica.

Venerdì 4 marzo è stato il giorno di GammaPodTM, il sistema per la radioterapia stereotassica specificatamente progettato per il trattamento del tumore della mammella. A presentarlo alla comunità scientifica italiana l’ASUFC di Udine, che da qualche mese è diventato il terzo centro al mondo, il primo in Italia e in Europa, a intraprendere un’esperienza clinica con il nuovo sistema per la radioterapia stereotassica della mammella.

L’incontro, animato da un’ottantina di partecipanti e trasmesso in live streaming, ha fornito un quadro completo di una tecnologia ancora inedita nel nostro continente, delineato dagli interventi delle diverse figure professionali che si sono alternate sul palco. Ognuna di loro ha presentato il “progetto GammaPodTM” da un punto di vista diverso: dagli aspetti fisico-dosimetrici, a quelli strettamente clinici, fino ai dettagli del workflow per la preparazione della paziente.

Innovazione tecnologica e protocolli clinici

L’evento è stato anche l’occasione per un interessante confronto sui possibili sviluppi dei protocolli clinici di irradiazione parziale della mammella, alla luce dei dati emersi da recenti ricerche scientifiche e dall’innovazione tecnologica introdotta da GammaPodTM.
I vantaggi offerti da questo sistema, in termini di elevata conformità della dose di radiazioni al bersaglio con drastico risparmio dei tessuti sani, permettono infatti di ridisegnare i protocolli di trattamento della mammella, impostandoli sull’erogazione dell’intera radioterapia in pochissime sedute o addirittura una unica e gettano per basi per nuovi possibili scenari di cura.

E i benefici per il paziente non sono da meno, sia sul piano clinico che su quello sociale. Come afferma il Dott. Marco Trovò, Direttore della Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica di Udine:

“Le caratteristiche uniche del GammaPod™ permettono di ottenere numerosi vantaggi, sia sul piano clinico, ma anche su quello sociale/economico. Tra i benefici oggettivi che riscontrano immediatamente le pazienti c’è la riduzione della durata complessiva del trattamento: anziché le tradizionali 4-6 settimane, GammaPod consente facilmente di somministrare l’intero trattamento addirittura in un’unica giornata. Nel nostro centro, grazie a GammaPod, abbiamo trattato le prime pazienti con 3-5 frazioni e successivamente siamo passati direttamente alla frazione singola, con enorme soddisfazione delle pazienti.”

Nuovi possibili scenari di cura

Nello specifico, il Dott. Marco Trovò nel suo intervento ha presentato i tre Trial attivati da ASUFC, proprio grazie all’introduzione di GammaPodTM..

  • Il primo riguarda un protocollo di radiochirurgia stereotassica post-operatoria, basato su una singola frazione erogata con GammaPodTM di 18Gy. L’obiettivo è la valutazione della tossicità acuta e tradiva.
  • Il secondo è un protocollo di Boost stereotassico basato su una singola frazione di 7,5Gy. L’obiettivo anche in questo caso è la valutazione della tossicità acuta, moderata e severa.
  • Il terzo, e il più promettente in termini di risultati attesi, è il protocollo di radiochirurgia stereotassica pre-operatoria, basato su una singola frazione erogata con GammaPodTM di 30Gy. L’obiettivo, infatti, è quello di valutare la tossicità acuta preoperatoria e quella tardiva, a 2 anni dalla chirurgia, ma ci si aspetta anche interessanti indicazioni sulla risposta patologica completa.

Quest’ultimo Trial, infatti, offre l’interessantissima possibilità di mappare il pattern di risposta patologica della radioterapia stereotassica a dosi radicali oltre a una valutazione di un’eventuale risposta patologica completa.

A questo si potrebbe poi aggiungere anche la possibilità di avere dati concreti che ci consentano di comprendere il valore predittivo dell’imaging rispetto a un’eventuale risposta patologica completa. Un’ipotesi affascinante e ancora tutta da esplorare, sulla quale si hanno pochissimi dati, ma che potrebbe aprire davvero scenari interessanti.

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